« La Leonessa » 2018 – 4a Edizione
Fissato con Max partiamo alla volta di Pelago. La Quarta Leonessa, un altro passo in avanti con il percorso permanente segnato su tutto il tragitto. Arriviamo in piazza e lascio Max a risolvere i suoi guai alla catena e mi dedico al lavoro di registrazione degli iscritti. Ormai prossimi alla partenza vado a prendere la bici e vedo passare Max con un tubolare in mano e la ruota posteriore a terra. Forare prima della partenza non è proprio di buon auspicio e si prospetta una corsa ancora più dura. Fa effetto veder partire il gruppo e restare lì fermo. Saluto i Medicei, Paolo e Leonardo, finché anche Max riesce a tornare in sella. Finalmente partiamo, insieme a Leonardo, il carro-scopa del Lungo. Le mie gambe girano bene, non so quelle di Max che è nel bel mezzo di un raffreddore. Comunque siamo in sella e questo è già un buon segno. Discesa conservativa fino a Sant’Ellero, poi la prima asperità della salita a Colle. In lontananza cominciano a vedersi i primi ciclisti. Max tiene, anche se un pensiero alla ruota posteriore permane. Raggiungiamo Luciano e il suo compagno Ribollito, e via via qualche altro attardato, tra cui qualche Panoramico. Al ristoro di Colle abbiamo ripreso la coda del gruppo, tra Medicei e Squadra Vintage. Messer Peugeot non è ancora nella forma migliore, mentre il Gentleman, splendido nella sua maglia di Campione, sgambetta già in scioltezza. Al ristoro mi lascio abbagliare dalla schiacciata con la finocchiona, ma come dice Ivo: “se la fornace è accesa si può mangiare tutto”. Riprendiamo la risalita verso Pelago. Incrocio ancora il Mediceo Alessandro e con cui scambio qualche battuta, poi mentre Max si ferma alla macchina a gonfiare la posteriore io attendo insieme a Hide, reduce dall’Eroica California. Max ha ritrovato un po’ di gamba e proseguiamo verso Diacceto e il castello di Ferrano. Nel tratto sterrato successivo recuperiamo definitivamente Messer Peugeot e il Gentleman. Timbro e foto e un po’ di ristoro. Qui più che in altri punti si sente la festa, con i Panoramici a dirigere l’orchestra. É anche l’ultimo momento faceto prima di entrare nel bosco e cominciare l’ascesa alla Consuma. Max va su del suo passo, io provo a tenere per un po’ un terzetto di Medicei, ma desisto. Intravedo un fantasma che assomigliava al Cance al bivio, poco prima del tratto duro, poi sono solo a scalare la montagna. Come fate appaiono delle ragazze americane che stanno scendendo lungo il sentiero che servono come ottimo diversivo alla fatica, la strada sembra più leggera, ma non so dire se fossero reali o solo frutto della mancanza di ossigeno. La schiena comincia ad urlare, ma la strada mi sembra meno dura degli anni passati. Poi, d’improvviso, ecco il ponticino sulla destra, il tratto duro è terminato. Mi fermo e attendo Max per qualche foto. Alla ripresa resta il bosco di Vallombrosa. Qui faccio un po’ più fatica e arrivo in coda al baffuto belga al bivio con la strada asfaltata. Attendo Max recuperando un po’, poi dopo non molto ecco il Gentleman e Messer Peugeot. Si riforma la Squadra Vintage e così proviamo a restare per il resto della corsa. Sono le 12,30 quando arriviamo al ristoro con timbro della Consuma. Davanti a noi i Modelli, ormai con un altro passo, e poi ecco Luciano e i Panoramici (con le loro bici anni ‘20-’30). Manca il Tasso, il Nanni ne ha approfittato insieme a Ivo e Brunello, tutti in buona forma.
Con la Squadra ripartiamo e affrontiamo con molta cautela il tratto sterrato in discesa, in cui anche Max, ottimo discesista di solito, si vede costretto a sperimentare i dolori alle mani per la frenata.
Torniamo sulla statale ed ecco Borselli, dove con il Gentleman e Max pieghiamo verso Pomino, mentre Filippo, lucidamente, devia per il percorso Medio. Ancora discesa, i Panoramici non sono lontani, si sente l’odore della gomme bruciata dei loro freni. S’intravede per un po’ il Nanni, mentre Ivo e Brunello li troviamo ad un bivio. Ma è solo un breve momento. Nonostante quelle bici, o forse proprio per quelle bici, i due s’involano. La discesa è lunga e mette a dura prova spalle e mani. Arrivati al bivio con la statale siamo accolti dalla calura. Un paio di km per arrivare al timbro e alla deviazione prima di riprendere in salita verso Falgano. Il Gentleman ne ha ancora e si porta davanti, Max procede del suo passo, mentre io cerco di trovare il mio ritmo. Rientro sul Gentleman e proseguiamo insieme, ammirando oltre che i paesaggi anche la segnaletica nuovissima del percorso permanente. Non m’illudo, la salita è lunga e anche arrivare al ristoro di Poggio al Commissario non determina la fine, gli ultimi 10km nascondono delle insidie. Ritroviamo, come ciclisti di un tempo, i Panoramici fermi ad una fontana. Ci fermiamo anche noi e dopo ampia bagnata, e aver recuperato Max, riprendiamo. Ancora qualche strappo che richiede la tecnica del sarto, poi ecco lo scollinamento e il ristoro. Virenque, in formato organizzatore, attende e sovrintende. Ristorati riprendiamo e arriviamo sulla statale a Diacceto. Picchiata in discesa e poi l’improvviso bivio per entrare nella tenuta di Nipozzano. Il senso di dèja vu torna forte alla prima edizione, quando con Sergio affrontammo quel tratto sotto il diluvio. Stavolta la situazione è diversa, ma il percorso è sempre indigesto. Max, come detto buon discesista, dà mostra delle sue doti, mentre con il Gentleman optiamo per una serena passeggiata in country style. Tornati in piano e ritrovato Max entriamo nel Borgo di Nipozzano e ancora mettiamo in mostra la nostra tecnica sulla ghiaia, con derapate alquanto controllate. Siamo alla fine? Forse. Tornati sulla statale ancora un breve tratto di discesa poi la deviazione a sinistra per tornare a Pelago. Gli strappi rallentano Max, mentre il Gentleman ne ha ancora. Arriviamo insieme in Piazza Ghiberti, un’altra Leonessa si è conclusa. Grazie Leoni!
MARCO PASQUINI